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Si è svolta a Napoli (21-22 aprile 2023) la seconda edizione del Forum dei Beni Confiscati. Per due giorni la Regione Campania, attraverso l’assessorato alla Legalità, Sicurezza e Immigrazione, nell’ambito del progetto LOC (Legalità Organizzata in Campania) gestito da Sviluppo Campania, ha raccolto alla stazione marittima le varie anime dell’Antimafia, legate al mondo dei beni confiscati, per dare vita a una due giorni di dibattito sul tema della “Legalità come chiave dello Sviluppo”. Tanti i panel di discussione (Qui il Programma completo) che hanno affrontato, tra l’altro, il destino delle strutture confiscate e la loro gestione, l’ambito normativo, i possibili strumenti finanziari di sostegno, le necessità di formazione, il ruolo del terzo settore e del mondo imprenditoriale.

Il Forum ha ospitato un’ampia sezione espositiva in cui le cooperative attive nei beni confiscati hanno mostrato i loro prodotti e le loro attività; sfilate e degustazioni.

La prima giornata si è aperta con un convegno che ha riproposto il tema centrale della due giorni. All’incontro il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca ha lanciato due proposte. Una prima relativa a un cambio di mission dell’Agenzia per l’amministrazione e la destinazione dei Beni sequestrati e confiscati alla criminalità che dovrebbe, secondo De Luca, avere il ruolo che ebbe la Cassa del Mezzogiorno, per ristrutturare i beni e poi darli a soggetti imprenditoriali sani in grado di fare impresa liberandosi da grovigli burocratici. E qui la seconda proposta: affidare la gestione dei beni a realtà che operano sul mercato e che possono creare sviluppo e ricchezza. Sull’Agenzia nazionale ha effettuato un passaggio anche il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, il quale, dopo aver ricordato l’incontro avuto presso la Prefettura di Caserta, per la procedura interistituzionale che ha portato alla consegna alla Regione Campania del compendio Ferrandella, ha annunciato nuove assunzioni per rafforzare la struttura nazionale che si occupa dei Beni sequestrati e confiscati alla criminalità.

Assunzioni che, secondo Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione con il Sud, dovrebbero essere fatte direttamente dall’Agenzia e non tramite il distacco da altri Enti. Borgomeo ha anche criticato le modalità del bando che ha assegnato 300 milioni di euro, del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, per la ristrutturazione dei beni confiscati, ricordando che senza investimenti sulla gestione non si risolve il problema dell’utilizzo dei beni confiscati. La prima giornata ha permesso anche un confronto sul ruolo delle Regioni a cui hanno partecipato assessori e rappresentanti delle regioni Toscana, Emilia Romagna, Sicilia, Lombardia e Veneto. È intervenuto, in collegamento, il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia Giulia. Fedriga ha invitato le Regioni “alla realizzazione di piani per favorire l’utilizzo dei Beni” senza ridursi a essere meri finanziatori di scelte fatte altrove. Sulla necessità di essere di supporto agli enti minori anche l’assessore alla Legalità della Regione Campania, Mario Morcone, il quale ha citato l’esperienza della Regione Campania all’interno del consorzio Agrorinasce.

I temi trattati nella seconda giornata del Forum sono stati dibattuti in tre momenti.

Nel primo panel si è discusso della normativa antimafia e delle misure di prevenzione, di cui si è tracciato lo stato dell’arte e le sfide future.

Bruno Corda, direttore dell’Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la Destinazione dei Beni Confiscati, ha sottolineato l’importanza di questo strumento che indebolisce le “holding economiche” della criminalità e nel contempo offre ai territori una possibilità di riscatto non solo in termini di produttività ma soprattutto morale, creando un circolo virtuoso che restituisce ai cittadini le opportunità che la malavita toglie con le sue azioni. In merito alla normativa antimafia Corda ha parlato di un insieme di leggi che funziona in modo efficace e che viene imitato da altri Paesi. Un sistema che deve però adeguarsi ai tempi e permettere ai soggetti che si occupano della confisca di avere a disposizione una maggiore rapidità di azione ed una burocrazia più snella. In merito al futuro delle aziende che nascono dai beni confiscati Corda ha precisato che il successo di chi investe su un territorio in cui la malavita è ancora viva e presente dipende da quanto gli attori che si sono occupati delle precedenti fasi della confisca e del lancio delle nuove imprese continuino a sostenerli, coinvolgendo la cittadinanza e sradicando, soprattutto nei giovani, la mentalità omertosa e malavitosa.

Al centro del dibattito nel secondo panel, l’organizzazione e la gestione dei beni confiscati ed il valore economico che essi rappresentano per il territorio.

Mario Mustilli, presidente di Sviluppo Campania, ha affermato che il valore economico e sociale della confisca è infinitamente superiore ai suoi stessi numeri per ciò che la nascita di nuove imprese produttive rappresenta per l’economia del territorio. Il rilancio di un bene nell’economia legale – ha dichiarato Mustilli – dimostra che la legge sta funzionando e produce effetti che fanno crescere l’economia a favore dell’intera collettività. Esistono però anche delle discrasie tra le varie parti che operano nelle fasi che vanno dalla confisca vera e propria alla rifunzionalizzazione e poi al lancio del bene come realtà economica e produttiva. Il sistema bancario ad esempio, che dovrebbe rivedere le regole per il sostegno di cui le giovani strutture che nascono dai beni confiscati hanno bisogno. Servono, secondo Mustilli, anche figure professionali che facciano da raccordo per tutti coloro che a vario titolo operano prima e dopo la confisca.  Il corso di formazione offerto da Sviluppo Campania, per la figura di custode giudiziario, che con le sue competenze agevola e velocizza l’iter di recupero, gestione e rilancio dei beni, è uno strumento importante per rendere realmente efficace l’utilizzo dei beni stessi. Mustilli ha poi illustrato il ruolo di  Sviluppo Campania nello studio e nell’offerta di nuovi strumenti finanziari a servizio delle imprese che nascono dalla confisca, per renderle realmente competitive sul mercato in cui si affacciano.

Nel terzo panel sono state tratte le conclusioni dei lavori.

L’assessore Regionale alla Legalità, Mario Morcone, ha parlato di uno schiaffo alla malavita ogni qual volta gli si sottrae un bene e lo si offre al territorio per creare strutture che mancavano; strutture che operano nel sociale, aziende e cooperative che con il loro lavoro partecipano al rilancio dei territori. Morcone ha ribadito la sua contrarietà all’istituzione di un ente pubblico economico per la gestione dei beni confiscati perché le nuove realtà che prendono vita dopo la confisca devono operare sul territorio e con il territorio secondo i dettami della legge Rognoni-La Torre. In questo senso il ruolo della Regione è fondamentale come opera di raccordo tra i Comuni, le associazioni, le cooperative ed i cittadini.

Ha concluso i lavori Wanda Ferro, sottosegretario di Stato al Ministero dell’interno, che ha parlato di due giorni di confronto ma soprattutto di valutazione su ciò che è stato fatto ma più ancora sulle sfide future. I temi più importanti su cui discutere ancora sono stati, a suo avviso,  la collaborazione tra  i vari attori che gestiscono la confisca ed il futuro dei beni confiscati. “Bisognerebbe raccontare le esperienze positive anche per motivare l’opinione pubblica e dimostrarle che la legalità può vincere”. Il Sottosegretario Ferro considera la legislazione che regola la confisca dei beni adeguata, solida e con radici che partono da lontano, ad esempio dall’esperienza di Falcone e Borsellino, al contempo però il sistema legislativo deve essere all’altezza di nuove sfide, velocizzando soprattutto i tempi di azione per consentire alla macchina complessa che si occupa della confisca dei beni di funzionare in modo perfetto.