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GFF22, gli investimenti pubblici creano lavoro. Adesso un campus per cinema e gaming

Claudio Gubitosi, direttore e fondatore del GFF, traccia un bilancio della 52esima edizione del Festival e guarda al futuro.

Migliaia le persone intervenute, che hanno partecipato a incontri, concerti, spettacoli ed eventi. Centinaia gli ospiti che hanno affollato le strutture realizzate a Giffoni grazie alla politica di coesione. “Un risultato che qualcuno potrebbe definire miracoloso se parliamo di un festival che si tiene in una cittadina di 12mila abitanti – dice Gubitosi –   la realtà è che a Giffoni la filiera istituzionale, Europa-Stato-Regione ha funzionato alla grande. La Regione Campania è sicuramente il principale partner pubblico del GFF. Essa ha sposato la visione del Festival investendo sul futuro dell’area”.

Un investimento che sta dando i suoi risultati. “Oggi possiamo dire che Giffoni non è solo un’industria culturale, è un’azienda che occupa 140 persone fisse con un’età media di 33 anni.  Mentre per promuovere il festival sono stati occupati per un mese altri 450 giovani. Si tratta di una rete per il 98% campana. Significa che stiamo cercando di non farli andare via di farli restare al Sud. Stiamo dando una opportunità a questi ragazzi e in futuro potremo dargliene ancora ancora di più”.

È in corso di completamento la parte museale e poi si darà il via ai lavori per una arena con 4800 posti all’aperto. Questo quello già progettato, ma Gubitosi guarda ancora avanti e rilancia.

“Vorrei creare un altro percorso a Giffoni un campus dedicato all’audiovisivo. Questo, secondo il direttore, potrebbe dare la possibilità ad altri 150 giovani, a regime, di lavorare qui, nell’animazione, nella realizzazione di sceneggiature, nel formare i registi, per il cinema del reale. Un campus che però non sia solo dedicato al cinema, ma anche nel gaming”.

“In questo modo – dice Gubitosi – gli investimenti pubblici tornano al pubblico. Restituiamo al territorio e alla cittadinanza tutto quello che riceviamo e lo facciamo in termini di termini di occupazione, ricaduta economica, destagionalizzazione e internazionalizzazione”.